Cos’è la Fibrillazione Atriale?
La Fibrillazione Atriale è la più diffusa aritmia cardiaca. Si verifica quando lo stimolo elettrico che si sviluppa negli atri si frantuma e dà vita a centinaia di impulsi al minuto. Come conseguenza, gli atri si attivano in maniera caotica e la loro contrazione è disorganizzata. È proprio questa contrazione irregolare che non permette al cuore di fare a pieno il proprio dovere: il sangue, in poche parole, non viene pompato efficacemente e ristagna nelle cavità superiori del cuore. Inoltre, di tutti gli impulsi che si generano negli atri, alcuni si trasmettono ai ventricoli a intervalli variabili: questo provoca un aumento della frequenza cardiaca e l’irregolarità delle contrazioni ventricolari, originando quella sensazione che chiamiamo “palpitazioni”.
Chi ne soffre?
La Fibrillazione Atriale è un’aritmia tipica dell'età avanzata. Le ultime ricerche hanno evidenziato come dallo 0,5% nella fascia di età fra i 50 e i 59 anni, la prevalenza passa all’8,8% nella fascia di età fra gli 80 e gli 89 anni. Dunque, i casi di Fibrillazione Atriale crescono in modo proporzionale con gli anni. L’età media è di 75 anni. A parità di età, l'aritmia colpisce più gli uomini rispetto alle donne.
Quali sono i sintomi?
I principali sintomi di chi soffre di Fibrillazione Atriale sono le palpitazioni, ovvero la sensazione di battito irregolare e accelerato. Altri sintomi sono la dispnea, cioè l'affanno o la difficoltà a respirare sotto sforzo; le vertigini, forti giramenti di testa; la sincope, cioè la perdita di conoscenza per pochi secondi, con ripresa spontanea; l’astenia, ossia la stanchezza o il facile affaticamento; e infine l’Angina pectoris, che causa senso di costrizione retrosternale.
Quali sono i rischi?
Il principale rischio che si corre in Fibrillazione Atriale è l’ictus cerebrale: quando il cuore è in fibrillazione gli atri non si contraggono più regolarmente, il sangue tende a ristagnare nelle cavità superiori del cuore e si formano dei trombi, ovvero dei coaguli che si possono staccare da dove sono depositati. I trombi, viaggiando con il sangue, possono raggiungere il cervello e occludere un vaso cerebrale. Altri rischi legati alla Fibrillazione Atriale sono lo scompenso cardiaco, la ridotta sopravvivenza e la demenza precoce.
Che cosa posso fare?
Controllare il battito e il ritmo cardiaco è importante, potrebbe rivelare anomalie della frequenza e irregolarità che possono far sospettare la presenza di Fibrillazione Atriale. Il battito e il ritmo cardiaco si misurano mediante la palpazione del polso.
È meglio rivolgersi a un medico quando la frequenza è di molto maggiore o di molto minore rispetto al battito abituale, oppure quando l’intensità della pulsazione non è sempre uguale e si avverte che l’intervallo tra una pulsazione e l’altra non è costante.
Quali sono le terapie?
Ci sono diverse soluzioni che possono aiutarti a risolvere e a gestire il problema. Innanzitutto, il medico sceglierà per te tra due strategie terapeutiche: il controllo del ritmo o il controllo della frequenza.
Con la strategia del controllo del ritmo si vuol far tornare il paziente al ritmo normale. A questo scopo si interviene in due modi: con la cardioversione, cioè con l’eliminazione dell’aritmia, e con la profilassi delle recidive, cioè con l’impiego di terapie mediche che impediscono alla patologia di ripresentarsi. La strategia del controllo della frequenza viene scelta quando il paziente, nonostante i tentativi di cardioversione, rimane in Fibrillazione Atriale. In questa situazione occorre ridurre la frequenza di contrazione dei ventricoli, allo scopo di eliminare il sintomo delle palpitazioni e prevenire il rischio di scompenso cardiaco.
Queste strategie di trattamento devono essere affiancate da una terapia anti-trombotica. Un trombo è un coagulo di sangue che potenzialmente può provocare un ictus. Per evitare che si formi occorre assumere farmaci antiaggreganti piastrinici o anticoagulanti orali.
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